Presentazione storica del luogo limitrofo al Comune di Pianoro, denominato Monzuno desunta dall’opera storica del S. Calindri.
Riporto fedelmente il testo del 1782 con le forme grammaticali di quel tempo, ove la lettera “s” attuale veniva scritta con la lettera “f”, questo per aiutare il lettore nella corretta forma di lettura.
Auspicando che sia ben accetta l’intenzione, auguro buona lettura al visitatore.

   MONZUNO (anticamente Monzone) (a)   Comune ed Arcipretura la cui popolazione afcende ad anime 713 divife in 130 famiglie.
Il titolare della Fua Chiesa è S. Giovanni Evangelifta, ed alla famiglia Morandi appartiene il diritto di Collazione.

S. Nicolò della Gugliàra, Gabbiano, Trafaffo, Bibolàno, Scafcoli, Anconèlla, Monte Rumici, e Vado fono le popolazioni e parrocchie, che d’ogn’intorno la ferrano.

B. Vergine delle Segaticce, S. Croce di Cà de Savena, S. Gio. Battista delle Lodole, S. Francefco dello Spedale fono gl’Oratori foggetti alla territoriale giurifdizione di quefta Pieva.

L’aria v’è famofa, e foltanto i morti afcendono alli quattro quinti di adulto per ogni cento all’anno.
Poca Uva, molto Frutta, e molta Ghianda, moltiffimi Caftagneti, e pochiffimi Bofchi a Legna da fuoco, molti Prati, moltiffime terre a fodo, fufficiente quantità di Seta, pochiffima Canape, poco Carbone, tre mifure per ogni mifura di Semente dal Grano, tre dai Marzatelli, fei dalla Segala fono i prodotti e gl’annui raccolti di quefto territorio.

Sei Sarti, un Muratore, due Falegnami, due Calzolari, due Fabbri, una Bottega da merciaio, due Molini, pochi individui che s’induftriano a lavorare cappelli di paglia dan l’idea di quali, e del come fon coltivate le arti frà quefto Popolo.

L’alto del Monte Venerio è d’Argilla, ed il rimanente territorio è Arena e creta mefchiate infieme fopra bafe di duriffimo tufo color tanè, o di Caffè abbruftolito, e di pietra, o fcoglio, di argilla è il rimanente, e di fabbia or più or meno fina mefchiata con cretofo glutine fopra bafe di Creta la parte di mezzo; traverfata è poi tutta la maffa del territorio da banchi di tufo di colore gialliccio, e tanè a varie altezze.

Alle noftre vifite non fi è prefentata cofa particolare da rilevarfi per la Storia naturale, e fofonovi i feguenti Borghi.
Arboffella (nota a) di Fam. 11
Serra Cava di Fam. 5
Monzòne detto il Trebbo di Famiglie 13.

Monzuno ne’ più antichi Secoli fi chiamò quefto luogo, già caftello, poi capo di un Commiffariato, indi Contèa, pofcia una delle undici Poteftarie del Contado, ed ora femplice Comune, come abbiamo detto, e come fi vedrà nel profeguimento di quefto articolo.

Monzòne dal Canonico “Montieri” nel fuo Catalogo delle Chiefe (nota 140), dall’Autore del Diario bolognefe (nota 141), ne’ libri pubblici, e da tutte le viventi colte perfone (nota 142) viene ora denominato.
Sono molti i luoghi e diverfi i piccoli Borghi che hanno lo fteffo nome nel territorio di Bologna, Modena, e di Tofcana, e fembra, che con effo additare voleffero i noftri antichi un aggregato di piccole cafe in un collicello ifolato ed elevato ful doffo di un qualche Monte, così moftrando la fituazione di tutti i luoghi, a’ quali è ora rimafto detto nome.

Fù quefto Caftello foggetto, almeno nel terzodecimo Secolo, alla famiglia, che dal Luogo prefe il nome di Monzòne.
Al dire dell’Alidolfi v’ebbe che fare Alberto Conte da Mangòne nel finire del detto Secolo. (nota 143).
Era la giurifdizione di quefto Caftello divifa in più famiglie dello fteffo cognome, e nel principio dello fteffo Secolo ne fù comprata la quarta parte appartenente ad un Guidòne da Monzòne da’ Conti da Panico; e come ebbe che fare in quefti contorni Richilda prima Moglie del Marchefe Bonifacio Padre della gran Matulde, e come altri luoghi fino alle Alpi per effa avea il Marchefe acquiftati, e la quarta parte di vari luoghi da Scannello alle Alpi con quella di Monzòne dal fuddetto Guidòne ebbero i Conti da Panico, potrebbe effere, che Richilda da un ramo di quefta famiglia Monzòni derivaffe, e dalla fteffa, prefo il cognòme dal luogo di loro ordinaria refidenza, difcendeffero i così detti conti di Loiano (nota 144).

Non demerita quefto dubbio noftro le ricerche di un erudito patrio per effere appurato, potendo effo, con quel tempo che a noi manca, efaminar meglio le cofe di que’ lontani Secoli, e co’ documenti da noi accennati, e con altri che egli poteffe trovarne fepolti negl’Archivi di Bologna e d’Italia, potrebbe porre affieme una erudita differtazione, che a fe fteffo onore accrefceffe, e daffe un nuovo lume alla Storia degli antenati della gran Conteffa Matilde.

Prima del 1354 dovea effere Monzòne in potere de’ Bolognefi, giacchè in queft’anno apparteneva al Vifconti, per cui governava Bologna l’Oleggio (nota 145); e dopo la rinunzia da quefto [che da Miniftro della Città e Contado pel Vifconti pafsò ad ufurpare il dominio dell’una e dell’altro] fatta al Legato del Papa d’ogni fuo diritto in quefta bella Provincia nel 1360, rmafe nelle mani de’ partigiani del Vifconti fino al 1371, nel quale, col vicino Caftello di Aligràno, fi diede a’ Bolognefi ed alla Chiesa (nota 146).

Se ‘ l ritofe Guiduccio della famiglia de’ Monzòni nel 1376, mà e potè ritenerlo per poco tempo, e fù la cagione, che fi fpianaffero le fortificazioni di quefto Caftello fenza più riforgere; almeno dalla Storia più non fi sa, che alcuno fi prendeffe il penfiere di rifabricarne le Mura, e la Torre (nota 147).

Era da molto tempo prima del già detto ricca molto la famiglia, o le famiglie, Monzòni, e fina dal 1164 un “Alberto” da Monzòne rinovò una fua ampia donafione per teftamento, che fatta avea in prima alla Chiefa di S. Vittore fuori di Bologna, confiftente in molti fondi, i quali eftendevanfi dal Comune di “Jola fino alla Palude d’Idice” (nota 148).

Si ricorda poi molto frequentemente dalla Storia bolognefe fin preffo al fine del decimo quinto Secolo quefta fteffa famiglia diramata, e nobile di Città e di Contado, e perché era rifpettabili della Montagna, ancora per riguardo agl’averi, e perché fi intrigò nelle fazioni de’ Geremei, e de’ Lambertacci, e perché ebbe valorofi Capitani, Caftellani, Anziani, e per fino un Podeftà di Bologna, quali ultime cariche furono effercitate da’ Soggetti di que’ rami, che fi attennero al partito de’ geremei (vedi 149).

Non più fù nominato Monzòne dalla Storia dopo l’ultima fua rovina già detta, fe non quando qualche poco tornò a riforgere in occafione di effere ftato dichiarato Contèa della famiglia Manzòlo nel 1510, o prima, nel quale anno furon uniti ad effa come fuo territorio quelli di Gabbiàno, Ripoli, Scafcoli, Vado, Brigadèllo, e Gugliàra (nota 150).

Durò poco quefto feudo, come duraron tanti altri eretti in detto anno, o circa, nel territorio bolognefe, di alcuni de’ queli già parlammo a refpettivi Articoli; poiché nel 1525 fù revocato il Diplòma d’infeudazione, che avuto avea dal Card. Di S. Fiora Legato del Papa il Co. Alefandro del Co. Giacomo Sforza Manzoli, ed a’ 6 di febbraio del 1532 fù efeguito il Breve di revoca (nota 151).

Perché però il Popolo di quefta Contèa non badinaffe in tempi, che non regnava la miglior quiete del Mondo in quefti paefi, CLEMENTE VII.
Ad effo avea confermati tutti i fuoi privilegi e ftatuti, e particolarmente quello di effere efente dalla giurifdizione di qualunque altro luogo, dichiarando quefta eftinta Contèa Commiffariato, e Monzòne capo di effo (nota 152).

Freddate le prime calde idee di que’ montani, a’ quali in que’ Secoli fovvente fcaldavafi il fangue, GREGORIO XIII. Fpedì Breve di conferma in data di Roma 10 Decembre 1575 della riunione di quefto Commiffariato al territorio e giurifdizione di Bologna, con tutta quiete fatta alli 16 di Settembre dello fteffo anno (nota 153).

Perdutofi il feudo, da Manzòli, fi fecer rapprefentanze di alcune loro ragioni fopra i Comuni che lo componevano; ficchè fù ad effi lafciato il titolo, ed un annuo appannagio fopra que’ Popoli di annui Scudi 200 (nota 154).

Provarono que’ popoli il dolce fotto il governo di Bologna, maggiore di quello provato aveano fotto quello di un folo de’ fuoi nobili Cittadini, onde tentarono levarfi affatto dattorno ogni pefo, ricorrendo al Senato, per effere liberati dall’annua loro impofta taffa da pagarfi ai “Manzòli”; ottennero buone fperanze, ma contrftando que’ Signori la cofa con loro ragioni prefentate al Senato il dì ventiotto Settembre 1594, non venne quegli a quegli abitanti fatto di liberarfi dal pefo fuddetto, fe non col vedere difcuffe le ragioni in giudizio.

Ebbero da prima i Manzòli favorevole fentenza, mà riaffunta la caufa dal valorofo Giureconfulto Albani nel 1644, ottennero finalmente gli abitanti di Monzòne, ed anneffi, quanto bramavano.

Terminan con ciò le memorie della Storia fecolare, che abbiam potuto ritrovare in quefto luogo, la di cui Chiefa ottenne di effere eretta in Pieva, di effere perciò feparata dalla fua antichiffima Matrice S. Pietro, or detto in “Montorio”, allora di “Sambro”, e di avere nella fua Congregazione anneffe le Chiefe di Gabbiàno, di Brigola, di Gugliàra, di Monte Rumici, di Trafaffo, di S. Giorgio di valle di Sambro, le quali pure furon feparate dal corpo della Congregazione della fudetta antichiffima Pieve.

Paffava per quefto luogo una Strada, che conduceva in Tofcana, che vi conduce tuttavia in tempo di Eftate, e che all’articolo “Brento” avvertimmo effervi paffata da remotiffimi Decoli.
Se in effi foffevi lungo la medefima eretto lo Spedlae di S. Maria, ora detto S. Francefco, e di cui dal nome in fuori altro rimafto non gl’è di Ofpedale, perché deftinato ad ogni altro ufo, che per alloggio di pellegrini, e di ammalati, noi nol diremo, per non averne contezza; folo fappiam di certo, che fù in cuftodia de’ Monaci Vallombrofani, i quali ereffero in Monzòne un Priorato, ed a’ quali èptè effere confegnato non molto dopo il mille.

Fù il priorato nel 1475 da SISTO IV commendato a “Paolo di Bologna” (nota 156), dopo di che dallo fteffo Pontefice fù unito lo fteffo Priorato a’ Padri Minori Conventuali di S. Francefco nell’anno 1477 (nota 157); e da INNOCENZO VIII nel 1484 fù alli medefimi confegnato l’Ofpedale fuddetto (nota 158). La quale confegna fi effettuò alli 6 di Luglio del 1485 per ufo della Infermaria di detti Padri (nota 159), che nel 1569 fecero un contratto con un certo Floriano Paleotti per l’affitto di tutti i beni ad efso Ofpedale e Priorato fpettanti a vantaggiofi patti, e tra gli altri vi fù quello di edificare di nuovo la Chiefa (nota 160).

Chi vuol vedere di più di quanto abbiamo detto di quefto pio luogo potrà foddisfarfi ne’ documenti, che accenniamo nella feguente nota (nota 161).
E con l’avvertire efsere celebre per quefti monti la Compagnia eretta canonicamente in quefta Pieve detta “dei Cento” (nota 162), diamo fine alla Secolare, ed alla Ecclefiaftica Storia di quefto Comune.




NOTE
Color tanè – Termine usato in passato (oggi poco com. o letter.) per indicare uno speciale colore castano, fra il rosso e il nero, simile a quello del cuoio
a – Fuori di Porta S. Stefano, in Monte, alle falde di Monte Venerio, 15 miglia lontano da Bologna.
140 – Pagg. 36. E 52.
141 – Pagg. 224. Anno corrente 1782.
142 – Il folo Saffi nel fuo catalogo delle Comunità pag. 16. Lo chiama Munzùno, ed i volgari montani, e chi lo chiama in lingua bolognefe, la dice Monzòn.
143 – Né fuoi vacchettini confervati in pubblico archivio, fecondo gl’ eftratti del benemeritiffimo Co. Baldaffarre Carrati, dice l’Alidofi all’anno 1295, che Alberto Conte di Monzuno vendette il Caftello di Baragazza al Comune di Bologna per lire 1.500. Se non v’è equivoco nel cognome, per qualche dote, o eredità, dovea avere acquiftato in quel tempo Monzòne, o forfe ancora per compra dagli ifteffi conti da Panico, il conte Alberto da Mangòne da cui ebbero i Bolognefi Baragazza.
144 – Poffon combinarfi ful luogo le fituazioni, e fulla ftoria de’ tempi de’ loro poffeffori, e particolarmente nella Concordia trà Bonifacio e Magefredo fatta nel 1034. Dif. Med. Aec. Tom. I. dif. XI. Col.589; nella inveftitura data da Canonici di Pifa a Malavolta. Nel 1136. Ivi. Dif. XIV. Col. 797; nella donazione del fuddetto Marchefe e Richilda al Monaftero di Nonantola. Ivi Tom. 2 dif. XX. Col. 117. ; nel Diploma fpedito da Conrado legato imperiale di Federico II. Imp. In favolre de’ Conti da Panico alli 21. Gennaro 1221, e confervato nell’Archivio del ramo di detti Conti efiftente in Padova in copia autentica del 1485.
145 – Cron. Mifc. Tom. XVIII. Col. 485.
146 – Diz. Cor. Par. I. pag. 38 art. Aligràno.
147 – Rer. Ital. Script.Tom. XVIII. Col. 508 “ Del mefe di >Ottobre cavalcò il Capitano del Popolo di Bologna a Monzòne e vi pefe campo. Guiduccio da Monzòne teneva la Fortezza …Vi ftettero 15 dì. Finalmente lo cavarono, e fi renderono. Quefta non era molto forte. Eravi una Torre murata intorno alla fuddetta Fortezza…… Finalmente fù diroccato tutto con altre fue cafe, ch’effo aveva nel paefe”.
148 – Arch.di S. Gio. in Monte Rog. Rodolfo 15 Giugno lib. 7. Num. 13.
149 – Cron. Mife. An. 1179., e 1280. Col. 289.Lib. Mem. D’Ugolino Rigazzi Arch. Pub. Vacchet. Alidofi num. 58. Fo. 89. An. 1265., e 18. Gen. 1288. Arch. Di S. Francefco Rog. Rainerio da Monzòne 18. Decemb. 1279. Framma. De’ pub. Eft. An. 1305. Lib Ref. 16 Lug. Pag.57.v.Cron. MIfc. Tom. XVIII. An . 1321. Col. 334. E 335. Ghirard. Par.I e II an. 1304.1315.1326.1387.1401.1432.
1444.1451.1454.1457.1468.1490
150 – Dolfi. Cron. Pag.517.
151 – Arch. Pub. Alidofi Vacchet. 62. Fo.36.
152 – Ronconi catal. Monum. Bon. Mf. Tom. VI. Pag. 362. Inftit. An. 1528.
153 – Alidofi ne’ fuoi Vacchettini C. B. C. e Ronconi Catal. Tom. V pag.99. Inftit.
154 – Dolfi Cron. Pag. 517. Ragioni de’ Sig. Sforza attendoli Manzòli intorno agl’Emolumenti che tirano da Monzòne, Scafcoli, ed altri Communi prefentate al Senato 28 Settembre 1594. Nell’Inftit.
155 – Rifpofta del Giureconfulto Albani per la nullità della fentenza ufcita contro le fuddette Comunità ottenuta da’ Co. Manzòli fucceffori del Co. Alefsandro ceffionaraio degli Eredi di Giovanni Antico Bentivogli, che allora dominava, ed eftorfe dalle dette Comunità varie obbligazioni. Scritture confervate nelle Mifcellanee del celeberrimo Inftituto di Bologna.
156 – Breve Dat. Roma 11Kal.Xbris. Ronc. Catal. Monum. Inftit. Tom. V pag. 244.
157 – Dat. In Rocca papa IV kal. Auguf. Ivi Tom. V. pag. 148 v.
158 – Dat. Roma 17 kal.Novemb. Ivi Tom. V pag. 277.
159 – Arch. Di S. Francefco Camp roffo V. num.58.
160 – Rog. Gio. Spontoni, e Gian. Francefco Grati 12 Feb. Lib. A num.18. Arch- S. Francefco.
161 – Locaz. Enfit. 6 ottobre 1201. Willelmo lib. II. Num. 25. Archivio di S. Gio. in Monte. Ivi Licenza di vendita Rog. Agulino 24 Giugno 1236 lib. 13. Num.32. Codicillo di Pietro di Giovanni da Tavernola. Archiv. Di San Francefco 26 Lug. 1348 lib. 89. Num. 52. Locaz. Lib. Provif. Di san Gio. di Alberto di Doni 1378. Ronc. Inftit.Tom. V, pag.99 verfo. Decreto del Gover. Di Bol. 29 Agofto 1459. Arch. Di S. Francefco Camp. Roffo V. num.32.
162 – Furono ftampati i Capitoli e regole di quefta Compagnia ed approvati li 17 Magio 1660, e nuovamente approvati da Monfig. Boncompagni alli 5 di Agofto del 1693.