Presentazione storica
dell’antica  CHIESA PARROCCHIALE DI SANTA MARIA ASSUNTA” di RIOSTO desunta dall’opera storica
LE CHIESE PARROCCHIALI DELLA DIOCESI DI BOLOGNA (Edita dal Corty).
Riporto fedelmente il testo dal volume III° dell’opera che tratta questa Parrocchia.
Auspicando che sia ben accetta l’intenzione, auguro buona lettura al visitatore.

Chi un secolo fà fosse stato nel desiderio di conoscere la Storia di Riosto e sua Chiesa, altro non avrebbe apparato in proposito se non che esiteva ne’ secoli scorsi in questo luogo un Castello, ch’ ebbe lì suoi Catanei proprietarii, e che apparteneva la sua Chiesa nel 1366 al Plebanato del Pino; e tali nozioni avrebbe poi qcquistasto ogni qualvolta fosse stato a lui concesso di rovistare gli Archivii in allora esistenti ne’ Monasteri degli RR. Canonici Lateranensi, e de’ PP Francescani, ove avrebbe rinvenuto infra gli altri documenti farsi parola di questo luogo in un “Istrumento” diWillielmo Notaro, del 1 Maggio 1211.
In altro di Martino di Giò. Gherardo delli 25 Febbraro 1284.
E di Bartolomeo di Ugozone da Pianoro delli 27 Gennaro 1315;
ma non avrebbe egli conosciuto più oltre di sua Storia.
Ma in oggi ben altre nozioni si hanno su Riosto, e tali che a preferenze di qualsiasi altro luogo ne accennano l’ origine, e ne provano l’ antichità.

Raccogliesi pertanto da alcune antiche pergamene, come del 240 un certo Sacerdote Ravennate per nome “Taddeo” si ritirasse su questo Monte ch’ egli col suo nome denominò, ed ivi presso di se raccolti altri uomini desiderosi di sottrarsi alle persecuzioni del “gentilesimo”, persecuzioni che valsero persino a popolare il deserto della Tebaide, e popolarono di Anacoreti e l’ alto Egitto e la Siria, ivi nel 256 un Cenobio di Eremiti fondasse, denominandoli lì Selvaggi di S. Apollinare, primo vescovo di Ravenna.

Sussite in questo Monistero nel 300, ma insorta la più orrobile delle persecuzioni cristiane sotto l’ Imperatore Diocleziano, fu ancor questo involto nella generale ruina de’ Cristiani Edifizii ed atterrato.
Rimessa però forse d’ intensità una tale persecuzione dopo l’ abdicazione di Domiziano, sorse in questo luogo stesso l’ attual Chiesa che fu appellata di S. Maria di Monte.

Nel 1834 altre Pergamene furono rinvenute nelle quali narravasi come del 371 o 391 qui abitasse un Prete per nome Cassandro che avevasi moglie e figli, ed evangelizzava quegli abitanti, e che essendo forse stato imprigionato per la fede, come accadeva di quel tempo, non ostantechè il divietassero gli Editti dello Imperatore, per arbitrio de’ Pretori ed altri subalterni Ministri così scriveva alla di lui Moglie:
“Livia raccomandatemi al Signore che sono stato messo in carcere a Bologna, dite a Cleto e Massenzio miei cari figli che spero di essere al Monte fra cinque giorni, state di animo forte.
Cassandro 371 o 391″

ed in altre interpretate dal Sommo Archeologo Profess. Canonico Filippo Schiassi leggevasi:
“Furono fatte le cerimonie al Centurione Tulio Batezzato fatto morire a Bianoro per ordine del Centurione, poco esercitatore delle armi dell’ Imperatore Nerone “
(non potendosi rilevare il millesimo – ed in altra)
“…se siete sicuri della persecuzione dove voi vi trovate, state di buon animo e non vi muovete ove siete perchè qui a Roma tutti li giorni si fanno massacri, e se siete veramente disposti a morire per Gesù Cristo, disponetevi pure, perchè sono stati mandati lì Carnefici per uccidere tutti quelli che professano Gesù Cristo. Vostro fratello in Gesù Cristo Apollinare. “

Nè da soli documenti scritti vuolsi raccogliere l’ antichità di questo luogo ma ben anche da altri oggetti che offrirono le escavazioni del terreno circostante alla detta Parrocchia.
Imperocchè nel formare una chiavica intorno alla Sacrestia, si rinvenne un’ urna di macigno con entro ossa e due medaglie, l’una di piombo, l’altra di metallo appartenenti ai tempi della Romana Repubblica, come pure altre urne dall’ umidità ridotte in stato di dissoluzione.

Ritrovossi pure nella Sacrestia rinchiuso in un muro uno scheletro d’ uomo con elmo in testa, ed arma al fianco con appiedi un cane di bronzo di peso Libbre tre, di eccellente antico lavoro.

E nel rimuovere il terreno ove è in oggi una vigna furono rinvenute ossa d’ Elefante, per tali giudicate dall ‘ Illustre Professore di Storia Naturale “Ranzani” alla presenza dell’ attuale Parroco, come pure in altro escavo vicino alla porta della Canonica si rinvenne altro Sarcofago con sculture all’ intorno di figure di altezza circa oncie sei, ed una testastrong> che per la qualità del macigno in cui erano sculte, di sua natura friabile, si sciolse e sminuzzossi.

La quale fragilità di materia da scolpire vuolsi accagionare della mancanza di molto monumeti nella Provincia di Bologna, terra che certamente dovrebbe per sua antichità di coltura in immenso numero presentarne.

Che se profani monumenti non mancano ad indicare l’ antichità di tal luogo, non vengono meno li sacri a dimostrare, come da primi tempi della Chiesa qui sorgesse un Tempio al vero Dio, e come nei secoli successivi venisse ritrovato.
Nel costruirsi dall’ odierno Parroco la Nicchia ove riporre il Simulacro di Maria Vergine nel maggior altare, si rinvenne una antica porta con architrave di marmo ove erano scolpite in greco le seguenti parole:
“Non si entra nel tempio se non se a Piedi scalzi, e di cenere ul capo “
E sottoposta a tale iscrizione eravi scolpita un’ Aquila, che venne tolta dal Canonico Ambrogi ed Avvocato Salina e portata a Bologna

Fu pure dall’ odierno parroco rinvenuta in altro scavo una tavola macigno ove è figurata una Croce rozzamente ornata all’ intorno, e con iscrizione di caratteri inintelligibili.
(Vedasi questa in oggi murata nella Sagristia della Chiesa))

Ma dalle notizie sopraindicate non si raccoglie però quando fosse eretta in Parrocchia questa Chiesa, abbenchè sia manifesto che esistesse ne’ primi tempo dell’ Era Volgare, abbenchè sott’ altro nome, e cioè S.Maria del Monte.
Dal quale primo primitivo nome poi potrebbe dedursi che il nome Riosto sia derivato a questa Contrada, e conseguentemente alla di Lei Parrocchia da questo, che qui esistendo, com’ è noto un Castello ch’ ebbe lu suoi Cattanei a’ Signori, da tempo immemorabile fosse dominato dalla Famiglia Riosto, o Ariosto, per cui un tale nome a Lei ne venisse.
E ne conforta in tale opinione il vedere, come sino dal giorno 21 Ottobre 1336 con “Instrumento presso Rogito di Lenzio Cospi, i Fratelli Guido e Francesco del fu Rinaldo Riosti o Ariosti donarono il Giuspatronato di questa Chiesa unitamente a quello di S. Martino di Sezzano a Guido del fu Tommaso Ariosti”

Come pure dal vedere che su tutto questo Contado le Famiglie Ariosti dominavano: conciossiachè anche l’altra Chiesa di S. Maria di Sezzando posta nello stesso Comune di Riosto ad essi appartenesse.

Nel Campione dei Benefici del 1378 trovansi sotto la Giurisdizione del Plebanato del Pino le dette Chiese di Riosto, e cioè quella di S. Maria degli Ariosti attuale Parrocchiale, e l’altra di S. Martino di Sezzano di giuspatronato della stessa Famiglia Ariosti. la quale venne in seguito riunita all’altra di S. Maria, finchè verso la fine del Secolo XVI fu demolita, ne più ritrovasi allibrata in alcun Campione.

Restò la suindicata Parrocchia di S. Maria degli Ariosti soggetta in Plebanato del Pino sino alli 12 Giugno 1600 nel qual giorno passò sotto quello di Pianoro in allora eretto, come vi è anche attualmente.
Il Giuspatronato di questa Chiesa appartenne come si disse da tempo immemorabile alla Famiglia Ariosti e da essa pervenne per ragione di Eredità alla N. D. Sig. Marchesa Elena Gozzadini Vedova Mariscotti attuale Giuspatrona.

Sorge questa Chiesa su di un monte fra li Torrenti Zena e Savena, otto miglia circa distante da Bologna fuori Porta S. Stefano.
Essa, come è ben da immaginarsi, non si presenta certamente quale si fu nella prima sua costruzione, attesa l’ antichità di sua origine, quando non sussista ancora alcuna parte delle esterne muraglie.
Che anzi non s’ ignora come la stessa Famiglia Ariosti in diverse epoche la ristaurasse, ne come non sian venute meno alla di Lei conservazione le zelanti cure dell’ attuale suo Parroco M. R. Don Cristoforo Cumuli al quale inoltre vuolsi retribuire somma lode, perchè sia staqto per sola opera sua che siensi conservati tanti preziosi monumenti, che in altre mani cadute d’ inerudito ed ignorante soggetto, sarebbero inevitabilmente periti.

Forma la Chiesa un quadrilungo ed ha semplice soffitto piano.
Tre sono gli Altari, ma niuno di questi è internato in così dette Cappelle, pa poggiano soltanto alle pareti.
Il maggiore è dedicato alla B. Vergine Assunta; dei due laterali è sacro:
l’ uno a S. Liberata,
l’altro al Cuore di Gesù,
e questi sorsero per opera del prelodato rispettabile Parroco, che non ritrovò nello installarsi in questa Parrocchia che il maggiore altare, e questo ancora guasto e deturpato a modo, che rovinato totalmente il Quadro che l’ ornava rappresentante l’ Assunzione di Maria Vergine, surrogovvì una Statua di Maria Assunta, opera dell’ esimio Scultore Bolognese Demaria mancato ai vivi da pochi lustri, e questa collocando in apprestata e ricca Nicchia.
Il chè è pure alcun ristoro alla perdita del grandioso Quadro che ivi esisteva, e non curato dalli Parrochi suoi antecessori.

Conciossiachè fosse quello una delle più belle opere di Lucio Massari, celebre dipintore della Scuola dei Caracci, il quale alla perfezione del disegno, ed alla fluidità del pennello seppe unire a disposizione ed espressione mirabili nelle figure.
Ed è ben a compiangere che tanti Capi d’ arte di Pittura siano andati perduti per ignorante trascuratezza di chi doveva vegliare a loro conservazione col curare specialmente di tenere lontana dai muri a cui poggiavano ogni umidità.

Ne congiurò alla perdita di preziose opere in questo genere la sola sorveglianza a custodirle, che vi concorse ancora il più delle volte uno smodato zelo a renderle più appariscenti.
Sul principio dello scroso secolo discesero di Francia in Italia alcuni oltramontani che si enunciarono ristauratori di Quadri ad olio in tela, e prestatasi sventuratamente fede a tali Ceretani> ( che non restaronsi mai gl’ Italiano di comprar merce anche di parole dagli Oltramontani) si affidarono ad essi per ristauro opere insigni.

Ricoprivano questi il rovescio della tela di un certo liquidi bitume, che in appresso fu da Bolognesi chiamato ” Beverone “ il di cui effetto immediato si era di dar risalto al colorito a modo di comparire il quadro come dipinto di fresco, ma il di cui effetto più lontano fu d’ irrigidire il colore, e di “carbonizzare” per così dire le ombre.
Danno anche in oggi irreparabile, abbenchè tanti argomenti a conservazione e ristauro siensi dagli Italiani rinvenuti.

Confina questa Parrocchia con quelle di Pianoro, Gorgognano, Casola Canina, e S. Bartolomeo di Musiano.

La di Lei popolazione ascende a 362 anime.
Due Oratori esistono nel Circondario di Riosto.
Uno è dedicato a S. Lorenzo coll’ appellitivo di Monazzano ed è proprietà del Sig. Natale Rizzi;
l’ altro a S. Carlo Borromeo di ragione “Monti”.
In questo distretto altra Villa non esiste tranne di quella già appartenente alla famglia Ariosti ed in oggi di proprietà del Sig. Ingegniere Monti.

A poca distanza dalla Chiesa in luogo detto in vernacolo bolognese ” Posadur “ sorge una piccola colonna quadrata con entrovi l’ immagine di ” Nostra Donna “.

Atroce inaudito fatto ella rammenta.
“Ritornava dal Tempio ove aveva dato la mano di sposa al suo amante una ‘Giovanetta per nome Angiola grigi’ accompagnata e dallo sposo, e dalli più prossimi Parenti delle due Famiglie; quando giunta la comitiva a questo punto, essa fu assalita ed uccisa unitamente al Marito da un di lei primo amante da essa abbandonato.
E fu tale il rimescolamento ed il trambusto ch’ ebbe luogo in tale scontro, che lasciaronvi la vita sei persone compresi gli sposi.
Il Padre della Giovane ‘Giuseppe Grigi’ a perpetua funesta ricordanza della sventura, e fors’ anco a pio divisamento di suffragio agli estinti, eresse nel luogo stesso ove accadde lo scontro la suindicata ‘ Colonna ‘ “
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