A.N.P.A.S.

Le origini: ottocento

Le prime Pubbliche Assistenze nascono a metà dell’ottocento tra la Liguria e la Toscana.
L’Italia, appena unificata, era uno stato liberale, con una classe dirigente molto ristretta e, come è facile immaginare, gli interventi in campo sociale e sanitario erano pochi ed insufficienti rispetto alle esigenze della popolazione. Iniziano a diffondersi in questo contesto le Confraternite delle Misericordie, gruppi di persone benestanti che spinte da un puro spirito di solidarietà ed altruismo, cercano di offrire aiuto alle categorie più deboli; il nome confraternita deriva dall’antica abitudine di coprirsi il volto con un cappuccio per mantenere l’anonimato proprio per sottolineare l’assoluta gratuità e lo spiriti solidaristico del gesto ed identifica un gruppo di persone di ideologia cattolica.

A fianco alle Misericordie nascono altre forme di associazionismo, che partono da realtà diverse e vanno oltre l’ideologia cattolica, per esempio:

  • Croce Verde, con ideali repubblicani, socialisti e in alcuni casi anarchici,
  • Croce Bianca, conservatrice e monarchica
  • Croce D’Oro, costituita da categorie di lavoratori di ceto alto-borghese/aristocratico come notai, avvocati ecc.
  • Fratellanza Popolare, costituita da artigiani
  • Fratellanza Militare, costituita da reduci delle guerre del risorgimento

       e altre ancora.

Tutte queste associazioni, seppure con nomi e caratteristiche diverse, erano accomunate dall’impegno nel colmare quegli spazi lasciati scoperti dallo stato in campo sociale e sanitario; il loro scopo era quello di fornire aiuto a chiunque ne necessitasse, senza condizioni e in modo assolutamente gratuito.
Negli anni successivi all’unità d’Italia queste forme di associazionismo iniziano a diffondersi in tutto il territorio.


Le Pubbliche Assistenze nascono intorno al 1860 e si caratterizzano sin dall’inizio come associazioni laiche e democratiche, aperte alla partecipazione di tutti i cittadini, uomini e donne, indipendentemente dalle idee politiche o religiose; esse si basano sui concetti di solidarietà e fratellanza, non di carità.

La democraticità delle Pubbliche Assistenze si esprime anche nella gestione interna dell’associazione: in un periodo storico in cui l’espressione politica, esercitata tramite il voto, era strettamente legata al censo, le Pubbliche Assistenze prevedono un sistema elettivo a scrutinio segreto in cui tutti i soci hanno diritto di votare e candidarsi.
Le attività delle Pubbliche Assistenze sono da subito molteplici:

  • Soccorso sanitario e assistenza a feriti, svolti anche mediante l’ausilio di animali o mezzi (inizialmente furono utilizzate le biciclette, poi le prime automobili)
  • Intervento nelle calamità e nelle emergenze, come durante la grave epidemia di colera che colpì Napoli alla fine dell’ottocento
  • Sostegno alle persone più deboli, per esempio con la creazione di cucine economiche, servizi ambulatoriali, guardie mediche
  • Divulgazione dell’educazione sanitaria e civile

Diffusione e coordinamento: i primi anni del Novecento
Con il diffondersi di queste forme di volontariato nasce la necessità di coordinare tra loro i diversi gruppi; a La Spezia nel 1892 si riunisce il primo congresso delle Pubbliche Assistenze, a cui partecipano 29 associazioni: 12 toscane, 4 liguri, 4 laziali, 2 lombarde, 2 piemontesi, 2 siciliane, 1 emiliana, 1 umbra, 1 pugliese.

Nel 1904 a Spoleto viene fondata la Federazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze, che verrà riconosciuta con regio decreto del 1911 Ente Morale (quindi non un ente di diritto pubblico).
Al congresso di Spoleto sono presenti 85 associazioni e in tale sede si ribadisce il carattere delle Pubbliche Assistenze quali

istituzioni civili e laiche di pubblica utilità, le quali svolgono la loro azione permanentemente e gratuitamente a favore dei bisognosi in generale e precipuamente dei poveri, dei deboli e degli inabili, col prestare aiuti e soccorsi nei pubblici e privati infortuni con l’attuazione di ogni altra forma di beneficenza e assistenza pubblica, con la diffusione dei precetti e delle norme d’igiene attinenti alla salute, alla incolumità dei cittadini ed alla loro educazione fisica, corrispondendo a tali scopi secondo il più assoluto altruismo a favore di chiunque senza distinzione di nazionalità, di condizione sociale, di fede politica e religiosa, attuando ogni progresso scientifico, respingendo il prevalere di ogni confessione religiosa e qualunque influenza politica, con funzione permanente in sostituzione e completamento dell’azione dei pubblici poteri e degli istituti pubblici di beneficenza e assistenza”

Le Pubbliche Assistenze di questo periodo sono formate da volontari istruiti nei servizi di pronto soccorso, con squadre di intervento rurali, urbane e ciclistiche.

Nei primi anni del novecento le associazioni affrontano la lotta alla tubercolosi, si occupano della difesa della maternità e dell’infanzia (istituendo ambulatori, le prime banche del latte, asili notturni) e della diffusione dei concetti di igiene e salute pubblica.
Nello svolgere la loro attività, cercano costantemente di diffondere i principi della fratellanza e della solidarietà.
Nel 1915, allo scoppio della prima guerra mondiale, aderivano alla Federazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze circa 150 associazioni; la guerra richiama al fronte molti uomini e le conoscenze dei volontari delle Pubbliche Assistenze diventano preziose per il corpo militare.
Al termine della guerra le associazioni continuano la loro attività anche nei confronti dei reduci.

Finita la prima guerra mondiale le Pubbliche Assistenze cercarono di ricostruire e riprendere le loro attività, messe a dura prova dagli eventi bellici, ma furono ostacolate dal regime fascista, che non vedeva di buon occhio le forme di associazionismo tra liberi cittadini.

Le Pubbliche Assistenza durante il fascismo
Con regio decreto del 1930 vennero sciolte quasi tutte le Pubbliche Assistenze e vennero trasferite le loro competenze in campo sanitario (e i loro mezzi, comprese le sedi) alla Croce Rossa, quale ente di diritto pubblico; rimasero aperte soltanto una trentina di associazioni, che in precedenza erano riuscite ad ottenere la personalità giuridica di “istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza”, anche se furono sottoposte al controllo del prefetto, i loro statuti furono modificati e in alcuni casi addirittura soppressi ed i loro consigli direttivi vennero nominati direttamente dal prefetto, annullando di fatto la democraticità che aveva da sempre caratterizzato la loro gestione.
La ricostruzione dopo la Seconda Guerra Mondiale
Ancora una volta, terminata la guerra, le Pubbliche Assistenze si attivarono per riprendere le loro attività e ricostituire la Federazione.

Il primo congresso del dopoguerra si svolge a Milano nel 1946 e in tale occasione viene approvato il nuovo statuto; si cerca anche di recuperare i mezzi e le sedi delle associazioni, che erano stati requisiti durante il fascismo, ma ci si riuscì raramente.
Negli anni seguenti le associazioni continuarono a collaborare insieme per far riconoscere e tutelare il sistema del volontariato; sono anni di crescita lenta ma costante. Sono anni che vedono le Pubbliche Assistenze impegnate nelle attività di soccorso e assistenza anche di fronte a grandi calamità, come l’alluvione del Polesine nel 1951, la tragedia del Vajont nel 1963 e il terremoto del Belice nel 1968
Dagli anni 70 ad oggi: la nascita di ANPAS


Negli anni 70 iniziano le grandi riforme, tra cui l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale nel 1978: in tale occasione viene riconosciuto per la prima volta il ruolo attivo delle associazioni di volontariato.
Durante il terremoto dell’Irpinia nel 1980 le Pubbliche Assistenze danno prova di grande partecipazione ai soccorsi e anche grazie a tale intervento viene presa coscienza del ruolo fondamentale del volontariato nelle attività di soccorso sanitario e sociali.
È del 1992 la legge che istituirà il Servizio Nazionale di Protezione Civile, che prevede anche la partecipazione dei cittadini e delle associazioni di volontariato.
Questi continui processi spingono le associazioni verso radicali cambiamenti: nel 1978 il congresso di Sarzana modifica il gruppo dirigente della Federazione e imposta le basi per il grosso cambiamento che avverrà qualche anno, con il congresso straordinario di Lerici.
Nel 1987 viene cambiata la denominazione della Federazione, creando ANPAS – Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze – e viene approvato un nuovo statuto, nel quale viene rafforzato il concetto del volontariato e nel quale viene definita una nuova struttura organizzativa a livello nazionale e regionale.
Alle singole associazioni viene lasciata la propria autonomia, creando al tempo stesso un ente con maggiore forza per permettere al mondo del volontariato di farsi riconoscere e intervenire anche nei confronti delle istituzioni.
Le Pubbliche Assistenze, oggi, continuano a svolgere le storiche attività di assistenza sanitaria e sociale, anche tramite convenzioni con le usl e i comuni, per la copertura dell’emergenza sanitaria, dei servizi di trasporto programmato, sia con ambulanze che con mezzi diversi, ma la loro attività comprende anche:
 Protezione civile
 Servizi di assistenza a disabili e persone in difficoltà
 Adozioni internazionali
 Interventi in attività di solidarietà internazionale
 Salvaguardia e difesa degli animali
 Difesa del diritto alla salute e dei diritti fondamentali dei cittadini

Dal 1981 Anpas è diventato ente di servizio civile, accreditato poi per il servizio civile nazionale.
Le Pubbliche Assistenze continuano a rappresentare un punto di incontro tra persone diverse per cultura, religione, formazione, etnia ecc., che hanno in comune la volontà di aiutare in modo gratuito e disinteressato coloro che si trovano in difficoltà.

Il Comitato Emilia Romagna

Nel 1976 i rappresentanti delle Pubbliche Assistenze dell’Emilia-Romagna, costituirono l‘Unione Regionale Emilia Romagna delle Pubbliche Assistenze.
Nel 1990 il consiglio nazionale di ANPAS delibera la costituzione di sezioni regionali, al fine di permettere una maggiore partecipazione e democraticità alle associazioni.
Nel 1999 ANPAS Emilia Romagna ha approvato il proprio statuto e con DR 436 del 8/11/2000 ha ottenuto il riconoscimento di personalità giuridica ed è iscritta al registro nazionale del volontariato.
Attualmente è composta da 111 associazioni e oltre 20.000 volontari.